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Quali sono le leggende del Castello Ursino di Catania?

2020-11-11 14:34

Valentino - Central Apartments®

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Quali sono le leggende del Castello Ursino di Catania?

Come raccontato dalle opere dei pupi catanesi, il castello realizzato da Federico II di Svevia fu inizialmente abitato non da umani ma...

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Come raccontato dalle opere dei pupi catanesi, il castello realizzato da Federico II di Svevia fu inizialmente abitato non da umani ma dai giganti Ursini (da lì il nome).

Il paladino Uzeta, nato dalla mente creativa di Don Raffaele Trombetta, abile puparo catanese, rielaborò la storia dei giganti del Castello dove, nella sua versione, non sarebbe stato Ruggero l'eroe a sconfiggere i giganti saraceni, bensì un valoroso condottiero di Catania, Uzeta, figlio di un umile tessitore, che abitava in via Naumachia.

Un tempo sede del parlamento, il castello ha mura alte circa 10 m e spesse 2,50 costruite con pietra lavica, torri circolari, un fossato all’esterno come protezione e un immancabile ponte levatoio.

il destino del castello non fu sempre di essere dimora di castellani: all’inizio del ‘500 fu trasformato in galera di prigionieri politici, personaggi scomodi e criminali di un certo rango. Si narra che le condizioni di tenuta dei prigionieri fossero agghiaccianti e che in circa due secoli di funzione la prigione abbia rilasciato solo 14 prigionieri: tutti gli altri non lasciarono mai, da vivi, le mura del castello.

Le celle erano piccole, buie e infestate da topi e altre bestiole.

Sui muri di quelle camere della morte sono ancora visibili i graffiti, le scritte e i segni dei condannati, i loro ultimi pensieri e ciò che oggi dimostra a noi la loro esistenza.

Le frasi, spesso sconnesse, sono scritte per lo più in lingua siciliana, ma essendoci anche prigionieri stranieri vi sono anche riportati pensieri scritti in latino e spagnolo.

Si dice che oltre ad essere oggi un museo sia un luogo di manifestazioni extrasensoriali. 

Si racconta, di porte che si aprono e chiudono a proprio piacimento, di oggetti che si muovono senza che qualcuno li abbia direzionati, di lamenti ed urla che terrorizzano i visitatori.

La leggenda racconta che gli spiriti appartengano non solo ai prigionieri morti tra le proprie mura ma anche a quei catanesi che si erano opposti alla realizzazione del castello e che il re aveva “affogato nel loro stesso sangue”.

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